mercoledì 6 febbraio 2019

CHI E' IZZEDIN ELZIR IMAM DI FIRENZE PRESIDENTE NAZIONALE DELL'UCOII Pubblicato il 12/01/09 alle 05:20:41 GMT pubblicato da francoazzurro (By Lisistrata) aOltre ad essere membro del Consiglio degli stranieri, Izzedin Elzir è Presidente della Comunità Islamica di Firenze e Toscana. E’ una persona abbastanza elegante e distinta, dai modi talvolta affettati, molto attento ed acuto ed anche molto piccoso, capace di negare la realtà dei fatti, come pochi, con gesti e parole: insomma il prototipo del musulmano di fede islamica, che nel suo comportamento incarna perfettamente il capo di una ummah politica. Ma ascoltiamo direttamente dalla sua bocca chi dice di essere questo quasi quarantenne, signore della comunità musulmana fiorentina, nella trasmissione in diretta su un canale toscano il giorno 8 gennaio 2009. Ci tiene a premettere che vive da 17 anni a Firenze e si sente integrato in questa città come un qualunque fiorentino. E’ originario di Hebron una cittadina della Palestina. Si fregia di essere il cofondatore dell’UCOII. Attualmente dice di essere il supplente dell’imam di Colle Valdelsa (quello che secondo i giornali l’anno scorso è scappato col malloppo, senza lasciare traccia dopo aver venduto casa), che però Izzedin ribatte: “non è scappato, ma ha raggiunto la sua famiglia che vive in Israele perché ha bisogno di lui, ogni tanto ritorna… per controllare i lavori della moschea…”. Secondo i colligiani attualmente c’è un imam siriano, certo Muhammed Nazimi. Come si vede una girandola di personaggi che il Governo toscano poco si cura di controllare. A proposito di Colle è interessante notare che il ‘fuggiasco col malloppo’, tale Feras Jabareen, un medico palestinese anch’egli targato UCOII, aveva dimostrato di essere abbastanza moderato, dialogando finanche con i membri della comunità ebraica toscana. A suo dire anche Elzir è amico di tutti, tutore delle leggi italiane, è in grado di emettere proclami di pace e si onora del fatto che nel fondo adibito a sua moschea in Piazza dei Ciompi (al centro storico di Firenze) può entrare chiunque ad ascoltare le “prediche” in due lingue: quella coranica e quella italiana. Nessuno ancora però gli ha fatto notare come il suo “Fratello” Tariq Ramadan dice la stessa cosa, solo che la traduzione italiana di quel che essi esprimono, secondo pochissimi esperti, (Daniel Pipes per esempio), è spesso difforme da quella arabo-coranica! Dal dibattito seguito in TV e da altri incontri, ho l’impressione che Izzedin soffre di autoreferenzialità indotta da una cittadinanza svogliata e ignara. Il “Fratello” Izzedin potrebbe benissimo essere stato inviato a Firenze dalla “dawa islamica” per la sua grande capacità dissimulatoria. Conosciamo bene chi sono quelli dell’UCOII, come sappiamo anche che sono una filiazione dei Fratelli Musulmani, quelli discussi e contestati in numerosi consessi europei ed anche statunitensi cui fa capo il nipote di Al Banna, Tariq Ramadan, fondatore di questa corrente salafita che sfida Israele quale avamposto di democrazia occidentale e ne vuole la distruzione. Maestri della dissimulazione appresa nei lunghi secoli di soggezione ai sunniti, questi signori, ormai padroni di centinaia di moschee sul nostro territorio, coerenti con la loro identità che proviene dal Corano, adottano la ‘taqyya’, la dissimulazione della realtà appunto, perché per loro è l’unico tipo di integrazione possibile in Europa. Fingono cioè di essere integrati per inserirsi a loro modo conservando nel loro cuore il fine ultimo elaborato dal loro maestro Al Qaradawii: la conquista delle coscienze occidentali, usando la nostra cultura democratica e liberale senza mai assimilarla. Secoli di storia ce ne danno la riprova: Poitiers e Lepanto docent. Ma oggi la scimitarra è stata sostituita dalla ‘lingua’ per incantare i gonzi di turno che sono i flaccidi europei. Conoscendo alquanto il personaggio e i suoi attaché, non mi stupirei un giorno vederlo a Palazzo Vecchio in funzioni di assessore alla cultura. Ma vediamo quanta aria fritta e quanta sicumera esprime questo personaggio in uno stralcio di una recentissima intervista a Marzio Fatucchi sul Corriere Fiorentino. Eppure lei fa parte dell’Ucoii, accusata di avere ‘‘zone grigie”, ai confini con l’estremismo. «Se faccio parte dell’Ucoii, è perché è stata apprezzata la nostra linea moderata e di dialogo». Lei, palestinese, ha detto che avrebbe votato per Hamas. «C’era bisogno di cambiamento, in quelle liste c’erano esponenti di sinistra, ex di Al Fatah. Ho votato le persone. E Hamas ha vinto democraticamente le elezioni, ha il diritto di governare. In pace». Hamas però ora incita agli attacchi suicidi. «Siamo contro ogni terrorismo, quando torno a casa, a Hebron, parlo con quelli di Hamas dicendogli di fermare questi atti». Un po’ poco ascoltato. «Ricordo quello che disse il premio Nobel e ex premier israeliano Rabin: se fossi palestinese, sarei con Hamas. Voi europei dovete capire che in Palestina c’è una situazione anormale, da cui nascono comportamenti anormali». Ritorniamo sulla Moschea. Ma avete mai parlato di dove realizzarla? «Solo qualche chiacchierata. Si parlava di Castello, di un’area vicino a Scandicci». Il centrodestra dice: bene la Moschea, se viene concesso di fare chiese nei paesi arabi. «Sono pronto a firmare appelli in questo senso: ma in quei paesi spesso manca la libertà in quanto tale, figuriamoci quella religiosa». Moschea in periferia, come dice il vicesindaco Matulli? «Non vogliamo un ghetto: vogliamo che i fiorentini possano entrare. Certo, in centro storico è impossibile; ma deve essere una zona raggiungibile. La Moschea deve essere un luogo di incontro, un centro culturale». Avete mai ricevuto minacce? “Sì, nel 2001: lettere anonime che promettevano violenze. Non l’abbiamo mai denunciate”. http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/2009/1-gennaio-2009/imam-izzedin-non-fate-referendum-moschea--150863590752.shtml P.S. Bravo Izzedin! Suppongo che tali ‘violenze’ potessero provenire dai suoi stessi correligionari stanchi del suo attendismo. Francesco Pugliarello

mercoledì 7 gennaio 2015

La fonte del jihadismo di esportazione

Tra le tante ipotesi messe in campo circa le strategie di reclutamento e di conversione all’Islam fondamentalista di individui da essere successivamente inseriti nei gangli della società occidentale o inviati in zone cosiddette “calde” (oggi Iraq e Nigeria), possiamo riferirci a uno studio del fenomeno francese che risulta il maggiore “esportatore” di elementi jihadisti dell’Occidente. In un interessante articolo apparso su Le Monde qualche anno fa lo studioso Piotr Smolar descriveva con dovizia di particolari il fascino che l’Islam esercitava (e tutt’oggi esercita) su una parte dei giovani francesi. In Occidente e non solo, le conversioni alla fede musulmana, paradossalmente sono aumentate negli ultimi decenni, paradossalmente a seguito del famoso 11 settembre del 2001, dovuto ad un risveglio del proselitismo attinto fra le masse delinquenziali. Secondo un dettagliato rapporto della Polizia di Stato francese, da quell’evento di inaudita violenza, i legami con elementi del radicalismo islamico sono cresciuti vertiginosamente attestandosi nelle periferie cittadine. Il reclutamento maggiore e quindi la conversione-alla-nuova-fede-ortodossa-islamica avviene prevalentemente in carcere, dove questi piccoli delinquenti si associano ai più scaltri, magari più istruiti, nel pretendere dei privilegi riservati ai musulmani da alcune delibere governative come l’allestimento di sale di preghiera, preferenza di pasti halal o altre facilitazioni… Una volta in libertà, una parte di questi convertiti vengono integrati nelle strutture di sostegno logistico dei gruppi islamici o magari avviati “in posti altamente sensibili come aeroporti, centralini telefonici e quant’altro”. Oppure attraverso la ricerca di un lavoro tramite gli internet-point: un mezzo che in Francia è molto diffuso. Molti di essi trovano lavoro in punti vendita “halal”, il cui commercio permette spesso di ripulire il denaro sporco, come la mafia utilizza le catene di pizzerie. Gran parte delle prede francesi che si “inchinano” davanti alle blandizie che ricevono da questi “benefattori”, riferisce l’inchiesta, provengono dai suburbi dove il più delle volte vivono a contatto con le comunità delle ex colonie magrebine che, col pretesto dell’offerta di un facile guadagno o di un posto di lavoro, abboccano. E’ la zona mediterranea dove è più spiccata la tecnica della “tqiyya” (dissimulazione), ossia degli individui senza scrupoli che, avendo vissuto una vita di espedienti, sanno camuffare bene le loro intenzioni presentandosi come persone per bene in grado di venirti incontro. Questo atteggiamento è tipico del movimento “salafita” che per un emigrante di seconda o di terza generazione non viene percepito come francese dai francesi, ma nemmeno come arabo dagli arabi: la sua identità rimane incerta, indefinita. Il Salafismo, di ispirazione fondamentalmente atea che predica l’internazionalismo integralista (da contrapporre allo sciismo, da cui prende le mosse l’attuale wahabismo vicino ai “Fratelli Musulmani”), invece offre loro un’identità decontestualizzata nel tempo e nello spazio. Un salafita, sostiene il professor D’Atri, vive in una specie di patria ideale senza confini, “non ha tradizioni né patria né tempo”. E’ quindi un’ identità particolarmente adatta per chi non riesce più a riconoscersi in nessuna patria e in nessuna tradizione. Insomma un coacervo di devianza che sfocia in rivolte contro l’ordine costituito. Così nella precarietà sociale delle immigrazioni successive l’Islam fondamentalista riesce ad attinge il suo alimento per rafforzarsi e destabilizzare le istituzioni. Francesco Pugliarello

venerdì 2 maggio 2014

L’ASSISTENZA SESSUALE AI DISABILI: UN AUSILIO ALLA CONCRETA INTEGRAZIONE

Presentato il primo DDL in Senato Perché privare i nostri amici disabili del piacere di vivere un’esistenza appagante anche sotto il profilo dell’espressione delle proprie emozioni sessuali? Come chiunque al mondo, essi hanno il diritto di poter compiere scelte informate e responsabili riguardo alla propria salute sessuale. E’ noto che il pieno sviluppo della persona, nel raggiungimento di un armonico equilibrio psicofisico, passa principalmente da scambi di "amorosi sensi" in piena autonomia, capaci di sviluppare maggiore conoscenza di sé. Nei disabili mentali in particolare, per ragioni connaturate alla intrinseca fragilità emotiva, la difficoltà di acquisire un proprio benessere alimenta tristezza e perdita di autostima. Per tali ragioni essi necessitano di interventi di assistenza all’emotività e alla corporeità, fonti di benessere. In alcuni Paesi europei esiste da tempo una figura chiamata assistente sessuale. Ma mentre all’estero è sufficiente un attestato rilasciato in seguito a un corso di formazione per poter intraprendere questo lavoro, in Italia è necessario un riconoscimento istituzionale che la introduca formalmente perché sia distinto dalla prostituzione. Si tratta di volontari professionalmente preparati che hanno seguito corsi di medicina, di psicologia, di igiene idonei a far conoscere o riscoprire il valore della propria e dell’altrui corporeità, senza tralasciare il superamento di pregiudizi e barriere culturali. Servizio che non va confuso con la prostituzione (maschile e femminile) perché regolamentato da un codice etico e un percorso formativo finalizzato all’inserimento in un elenco degli assistenti o, per certi handicap fisici chiamati facilitatori. Vorrei sommessamente aggiungere che per la funzione terapeutica che questi professionisti svolgono, si sarebbero molto utili anche a quegli adolescenti che per timidezza o per difficoltà nei rapporti familiari presentano delle difficoltà relazionali con l’altro sesso. Giorno 24 aprile c.a. finalmente è approdato a Palazzo Madama, e sottoscritto da senatori bipartisan un disegno di legge “Disposizioni in materia di sessualità assistita per persone con disabilità” inteso ad introdurre anche in Italia la figura professionale dell’assistente o facilitatore sessuale. Leggiamo tra l’alto nel testo del provvedimento, una frase moto significativa: “… indirizzare al meglio le proprie energie interne, spesso scaricate in modo disfunzionale in sentimenti di rabbia e aggressività”. Il testo è stato elaborato dal “Comitato nazionale promotore dell’Assistenza Sessuale per Disabili” con sede a Bologna il cui portavoce è Max Ulivieri (DDL N. 1442). Francesco Pugliarello autore di “La mia vita con Fabio”), socio del Comitato Promotore per l’assistenza sessuale ai disabili.

martedì 29 aprile 2014

L’ASSISTENZA SESSUALE PER I DISABILI ANCHE IN ITALIA

Presentato il DDL n.1442 in Senato Perché privare i nostri amici disabili del piacere di vivere un’esistenza appagante anche sotto il profilo dell’espressione delle proprie emozioni sessuali? Come chiunque al mondo, essi hanno il diritto di poter compiere scelte informate e responsabili riguardo alla propria salute sessuale. E’ oramai noto che il pieno sviluppo della persona passa principalmente da scambi di "amorosi sensi" in piena autonomia capaci di sviluppare maggiore conoscenza di sé nel raggiungimento di un armonico equilibrio psicofisico. Nei disabili mentali in particolare, la difficoltà di vivere la sfera dell’intimità relazionale e affettiva (soggetti che peraltro manifestano una grande propensione alla affettività, spesso disturbata da fattori endogeni ed esterni) alimenta tristezza e perdita di autostima. Per tale ragione essi vanno maggiormente sostenuti attraverso interventi di assistenza all’emotività, e alla corporeità, fonti di benessere. Per raggiungere il tanto sospirato benessere nel disabile, in alcuni Paesi europei già da tempo esiste una figura chiamata assistente sessuale. Ma mentre all’estero è sufficiente un attestato rilasciato in seguito a un corso di formazione per poter intraprendere la professione, in Italia è necessario un riconoscimento istituzionale che la introduca formalmente perché sia distinto dalla prostituzione. Si tratta di volontari e volontarie professionalmente preparati che hanno seguito corsi di medicina, di psicologia, di igiene idonei a far conoscere o riscoprire il valore della propria e dell’altrui corporeità senza tralasciare il superamento di pregiudizi e barriere culturali. Attività che non va confusa con la prostituzione (maschile e femminile) perché regolamentata da un codice etico e un percorso formativo finalizzato all’inserimento in un elenco degli assistenti o, per certi handicap fisici, dei facilitatori sessuali. Vorrei sommessamente aggiungere che per la funzione terapeutica che questi professionisti svolgono, si attaglierebbe bene anche a quegli adolescenti che per connaturata timidezza o per difficoltà nei rapporti familiari possono presentare delle difficoltà relazionali con l’altro sesso. Giorno 24 aprile c.a. finalmente è approdato a Palazzo Madama, e sottoscritto da senatori bipartisan, un disegno di legge “Disposizioni in materia di sessualità assistita per persone con disabilità” per introdurre anche in Italia la figura professionale dell’assistente sessuale. Recita tra l’alto il testo del provvedimento, “…inteso a indirizzare al meglio le proprie energie interne, spesso scaricate in modo disfunzionale in sentimenti di rabbia e aggressività”. Il testo è stato elaborato e presentato dal “Comitato nazionale promotore dell’Assistenza Sessuale per Disabili” con sede a Bologna il cui portavoce è Max Ulivieri (DDL N. 1442). Francesco Pugliarello (autore di “La mia vita con Fabio” e socio del Comitato Promotore dell'Assistenza Sessuale per Disabili).

venerdì 19 aprile 2013

IL PD IN FIBRILLAZIONE A CAUSA ONDIVAGHISMO E DEI GIGANTI ESTREMI DELLA POLITICA

La sconfitta di Romano Prodi all'elezione a Capo dello stato e le contestuali dimissioni di Rosi Bindi dalla presidenza del PD segnano l’agonia della sinistra italiana. Un’agonia che si appalesa alla presenza di un Bersani ondivago e testardo. Ondivago e incapace di reggere alla prova della prima vittoria decisa dalle urne del del 24 e 25 febbraio 2013. E’ il destino di una sinistra italiana dalla testa calda, incapace di gestire con intelligenza ciò le responsabilità che il destino e il popolo gli avevano assegnato. “Ondivaghismo” storico che affonda le radici nella lontana e famosa scissione di Livorno, tra un ingenuo massimalismo e un inadeguato riformismo: capeggiato, il primo da un Bersani al carro di un Vendola estremista-sognatore (fuori da ogni realtà) ad un riformismo renziano che si salda con una richiesta di forte ricambio generazionale spinto da un “grillismo” irrefrenabile, e per certi versi alquanto irresponsabile rispetto alla crisi che il PAESE sta attraversando. Per chi mi conosce ho sempre sostenuto quanto ebbe a dire il grande statista Francesco Crispi in Parlamento fin dai primi anni del secolo scorso circa il vizio della diversità della sinistra nostrana, fonte di un peccato d’origine per il quale : “La sinistra italiana non sa governare e non fa governare…”. Francesco Pugliarello (alias francoazzurro)

martedì 31 maggio 2011

Elezioni a Napoli e a Milano: Berlusconi al tramonto?

In prospettiva, con il senno di poi, possiamo dire che il centrodestra a Napoli e a Milano la sconfitta elettorale se l’è cercata?
Le recenti consultazioni di Napoli testimoniano di un ambiente sociale tipico di una comunità radicata nei sentimenti più che nella ragione. E’ l’immagine di quella che Benedetto VI chiama “società liquida” che si riproduce in mutevolezza e inconsistenza. In queste elezioni amministrative, al di là dei proclami di ambo le parti, si è trattato di scegliere tra un modello di una città viva e produttiva e una città "liquida", patria di una cultura sempre più sbiadita e che evidenzia sempre più quella del relativismo e dell’effimero. E’ stata scelta quest’ultima, anche se è presto per definire il futuro di quest’antica capitale del Mezzogiorno d’Italia.

Il popolo (o meglio il popolino) napoletano, ricco di tradizioni liriche e principalmente romanzesche, provenienti da una cultura variegata, caratterizzata da una grande capacità di penetrare nelle cose, si è perfettamente sposato con quella sinistra la cui politica assume la forma di racconto (vendoliano) e di spettacolo (dipietrista) connotati anch’essi da una venatura nostalgica. Forse è la ragione per cui la comunità partenopea oggi ritrova la sua identità di amore viscerale e amore sentimentale in quella sinistra complicata e pensosa, incapace di fare sintesi. Ma la storia di questa città ci dice che con gli elementi tragicomici alla Masaniello (anche quelli socialmente evoluti) sono innamoramenti che finiscono presto. A fronte di un grosso problema comunicativo del centrodestra, in questa campagna elettorale de Magistris e Pisapia tutto sono sembrati fuori che degli estremisti; anche se le loro storie e i programmi stanno a testimoniare di un’identità culturale poco occidentale e tanto meno italiana.

Qualche commentatore di rango ha forzatamente paragonato Piazza del Municipio e Piazza del Duomo a piazza Tahrir, simbolo del desiderio di libertà da un regime oppressivo e taglieggiatore (specie nei confronti dei giovani disoccupati). Il paragone non può reggere, giacchè il dato nazionale è marginale rispetto a quello che le sinistre chiamano regime, sinceramente improntato alla ricerca della libertà dall’egemonia culturale di una sinistra cattocomunista impersonata da Bassolino e Iervolino. In questo quadro controverso e per certi versi drammatico per il centrodestra, e tutt’altro che catartico per la componente di centrosinistra, il pdl ha toppato sulle candidature… A Milano, reiterando una signora ormai cotta imparentata con i maggiori petrolieri italiani; a Napoli con un imprenditore all’ombra di un Cosentino imparentato con i maggiori boss camorristi di Casal di Principe. Come non avesse di meglio per distrarre l’elettorato da questi “scheletri” e da alcune promesse mancate, il pdl si è cimentato nel diffamare l’avversario piuttosto che notificare le poche cose buone fatte nella passata amministrazione.

Francesco Pugliarello